Bricco del DragoEccola, l’ultima bottiglia del Bricco del Drago del farmacista-vigneron Luciano De Giacomi. Vendemmia 1971. L’etichetta (anche un po’ storta, perché la colla ha evidentemente ceduto) é rovinatissima, come è anche logico per una bottiglia rimasta quasi mezzo secolo in una cantina umida, senza protezioni di sorta, ma , all’osservazione esterna, il resto sembra in eccellenti condizioni.

Il vino è ancora quasi perfettamente al livello del collo della bottiglia, e anche il colore, per quanto si può intravedere al di là del vetro scuro, appare integro. E di fatti , una volta stappata la bottiglia con tutte le precauzioni dovute, sebbene il sughero apparisse in condizioni assai migliori di quelle temute e fosse rimasto intero senza sbriciolarsi, il vino, già alla vista, mostra davvero un bell’aspetto. Il colore è ovviamente granato-aranciato, per effetto della evoluzione, ma senza ombra di decrepitezza.

CIMG4102Al naso, trascorsa un’ora dalla caraffatura (ho rischiato, ma la decantazione, fatta con molta delicatezza non sembra aver prodotto danni), non è particolarmente esuberante, esibendo soprattutto note di spezie scure e lievemente affumicate, rimaste abbastanza stabili e coerenti anche il mattino dopo. La vera sorpresa si rivela sul palato, perché il vino appare vivo e vitale in misura stupefacente, esibendo una freschezza assolutamente inattesa in un vino di quell’età. Non un vino semplicemente sopravvissuto, anche se certo, 30-35 anni fa doveva essere splendido: ancora molto piacevole, e di fatti l’abbiamo finito a tavola su una parmigiana di melanzane per la quale sembrava fatto su misura. Una ulteriore conferma della vecchia regola: un vino buono lo si riconosce dal fatto che , una volta aperta, si beve la bottiglia intera. Che altro dire? Un vino particolarissimo, la cui unicità fu anche al suo tempo riconosciuta dalla istituzione di una DOC (ora è un Langhe Bricco del Drago DOC), da un uvaggio innovativo (85% Dolcetto e 15% Nebbiolo), ancora oggi molto inusuale, che De Giacomi pensò su misura per “quel” Dolcetto dalla struttura quasi nebbiolesca di quella magnifica vigna. Ora l’opera di De Giacomi è meritoriamente proseguita da Poderi Colla, che continua a valorizzare le etichette storiche di questo piccolo produttore langhigiano.