CIMG1922

 Ci siamo arrivati per caso, o meglio con l’aiuto del caso. Tornando dalla Borgogna, dove eravamo andati per i Grands Jours, sul tratto tra Piacenza e Modena, il traffico è improvvisamente diventato  lentissimo,  poi si è praticamente fermato. Forse i lavori annunciati su quel tratto, forse un incidente, chissà. Ci siamo subito resi conto che avremmo potuto fare notte senza sensibili mutamenti e che difficilmente avremmo potuto arrivare ad un orario decente nel luogo dove avevamo programmato la nostra sosta notturna.

 

Una veloce telefonata ad un amico del luogo per avere qualche indicazione, e una decisione tempestiva, e siamo usciti all’altezza di Fidenza. Di là, ancora qualche chilometro e siamo arrivati a Soragna, una graziosa cittadina di poco meno di 5000 abitanti della provincia di Parma: una bella chiesa parrocchiale settecentesca, quella di San Giacomo, con il Cristo morto di Alvise da Cà, e una maestosa rocca. Qui ci era stata indicata una Locanda, la Locanda Stella d’Oro, dove avremmo potuto mangiare ed anche dormire. Una rapida telefonata per la prenotazione ed era fatta. Veniamo accolti con molta cortesia dal titolare, Marco Dallabona, che, dopo averci mostrato le nostre camere, ci ha guidati in una confortevole saletta al nostro tavolo.Cominciamo molto bene con un eccellente culatello di lunga stagionatura, accompagnato da qualche fettina di salame locale e una stuzzicante giardiniera casalinga di peperoni gialli e rossi e cipolla di Tropea. Per la cortesia del proprietario, che si è soffermato a chiacchierare con noi, assaggiamo tre bei Lambruschi , un brut rosso di Bellei, un Sorbara in bianco di La Prima Volta e un Rimosso della Cantina della Volta. A seguire altri due interessanti antipasti  a base di eccellenze locali (budino di zucca con crema di parmigiano  e un caprino  in camicia di pancetta con cipolla di Tropea e rucola), su cui  insistiamo con gli stessi vini. Siamo nella terra del grande Verdi e a ricordarcelo sono gli ottimi ravioli di carne  intitolati con il suo nome, cui dà seguito un maialino di latte che si scioglie letteralmente in bocca. Intanto era arrivato un Brunello di Montalcino Ugolaia di Lisini del 1995 che ci ha messo, ove ancora ne avessimo bisogno, ancora più di buon umore. Quello che abbiamo mangiato dopo quasi non lo ricordo più: una successione di piccoli deliziosi dessert che hanno fatto breccia pure su di me, che di solito non li mangio mai. Il colpo di grazia ce lo dà un Banyuls de La Rectorie, Le Muté sur Gain del 2001.Un caffè e poi a nanna.

CIMG1923Nonostante le quantità di cibo e bevande ingurgitate, il sonno è  stato tranquillo fino all’alba, allorquando sono sceso a scambiare qualche parola col titolare, già pronto alla sua postazione. Mi racconta che La Stella d’Oro, che, ha da poco ricevuto una stella Michelin, e il premio di migliore cantina del 2012, ha origini ben piùantiche : nella seconda metà dell’Ottocento era una semplice osteria dove la gente andava a bere un bicchiere di vino mangiando frugalmente, poi è stata rilevata dai Dallabona nel 2001, che in pochi anni l’hanno portata all’attuale livello. (Nelle due foto sopra, le due salette del ristorante).

Ecco qualche altro piatto adocchiato velocemente sulla lista: tra gli antipasti, terrina di foie gras d’oca, con aceto tradizionale, gelée di sedano e composta di fichi; sequenza di tartare: fassone e cavallo, cialde, pomodorini appassiti, rafano e schiuma di olio emulsionato; cannolo di lumache  al forno, patate, porcini ed erbe aromatiche; burrata, acciughe del Cantabrico, uovo marinato, carciofo e quenelles di peperoni… Tra i primi:Risotto al Lambrusco con crema di parmigiano e rucola; anolini della Bassa in doppio brodo ristretto del nostro bollito, agnolotti di zucca al burro chiarificato, semi propri , pepe rosa e menta; pappardelle al salamino fresco con fonduta di formaggi; il”vero” Savarin di riso. Secondi principalmente di carne: coniglio porchettato al forno con carciofi e crema di squacquarone; stinco di agnello stufato al malvasia, purea di sedano, rapa, carote e olio al rismarino e senape; testina di vitello,m lingua salmistrata, pieno dorato , orto crudo e rafano. C’è anche qualche piatto di pesce,tra cui campeggia la polenta e il baccalà in tre modi diversi, e così via. Ma parliamo soprattutto della magnifica cantina, che più tardi abbiamo potuto visitare. Qui ci sono 1.800 etichette, di cui circa 350 champagnes, mica scherzi. La selezione è ampia e tocca tutte le regioni italiane, Piemonte e Toscana in primis, ma l’Emilia- Romagna è giustamente rappresentata con la dovuta ampiezza. Belle etichette estere, soprattutto Bo-Bo (Bordeaux-Borgogna), con un’apprezzabile schiera di satelliti di Francia, resto d’Europa e del mondo. Prezzi più che contenuti, in taluni casi decisamente invoglianti: cosa direste di un Pergole Torte ‘98 a 65 euro e lo stesso vino del 2008 a 75? E di un Cepparello 2005 a 35 euro? A perderci tempo (la carta, lo avrete capito, è un librone da 5 Kg.) c’è da trovarci parecchie chicche del genere.Che altro dire? Raccomandabilissimo. Le camere sono semplici, da foresteria, ma attrezzate di tutto, e poi un po’ di sobrietà , dopo una simile cena, non dispiace.

(Pubblicato il 24.3.2014)