Normalmente, quando vado in Borgogna, preferisco sistemarmi a Beaune, piuttosto che a Dijon. Dijon è una bellissima città, ma è più grande e dispersiva, ed è meno facile entrarvi e uscirne, specie nelle giornate di traffico. Inoltre non offre opportunità per gli appassionati di vino paragonabili a quelle di Beaune. Come si dice spesso, “Digione è la capitale della Borgogna, ma Beaune è la capitale del Borgogna” (ci sarà pur stata una ragione per cui, a quanto sembra, i duchi preferivano risiedere a Beaune piuttosto che a Digione).
Tutto questo preambolo è anche per dire che conosco molto meno bene i ristoranti e gli alberghi di Dijon, ma qualche buon indirizzo vinoso l’ho trovato anche lì. A Dijon centro (più Centro di così sarebbe difficile), e precisamente nella storica rue de la Chouette (sì, quella della famosa statuetta portafortuna dell’uccello simbolo della città), al n. 10, è La Maison Millière, piccolo ristorante (ma anche sala da thé, enoteca e boutique di oggetti artigianali) situato in una tipica maison à colombage di stile gotico del XV secolo, costruita nel 1483 dal venditore di tessuti Guillaume Millière e sua moglie Guillemette Durand, in prossimità della cattedrale di Notre-Dame e del Palazzo ducale.
In quell’edificio, nel 1989, furono girate alcune scene del Cyrano di Bergerac con Gérard Depardieu. Al di là dell’indiscutibile fascino della sede (il ristorante è al piano superiore, al quale si accede mediante una scala esterna, ma, nella bella stagione, si può mangiare in giardino), in questo piccolo ristorante si può gustare ottima cucina della tradizione borgognona, piacevolmente rivisitata (da provare le oeufs en meurette à l’aligoté), con alcuni piatti innovativi (sorprendente il gazpacho al melone), molto ben presentati. Menu borgognone a 29 euro e menu degustazione a 39, ovviamente bevande escluse, e diverse formules dai 12 ai 20 euro (dal semplice plat du jour a un’entrée , una pietanza e un dessert). Carta dei vini non ampia, ma centrata, per lo più di piccoli produttori, e soprattutto proposti con ricarichi misurati: Charlopin (Hervé), Besson, Pavelot, Lucien Boillot, vino più costoso , un Morey-Saint-Denis di Roumier a 90 euro. L’offerta più conveniente è il Bourgogne-Hautes Cotes de Nuits (Pinot noir o Chardonnay) Vieilles Vignes di Roches de Bellène,a 20 euro: ovviamente si tratta di un buon vino di appellation régionale di una affidabile Maison de négoce, ma se disponete di un budget limitato, è gradevole e ben fatto. Qui potete trovare anche un interessante Vosne-Romanée village del lieu-dit La Colombière, del Domaine Fabrice Vigot (annata 2014) a 50 euro, praticamente regalato visti i prezzi dei vini di Vosne nei ristoranti (a Marsannay-la-Côte, ce ne hanno proposto, a 125 euro, uno assai meno convincente). Si tratta di un piccolo Domaine con 6.5 ettari di vigna, di cui circa la metà a Vosne-Romanée. Poi mezzo ettaro nel grand cru Échezeaux, nella vicina Flagey, e altre frazioni a Gevrey-Chambertin e a Nuits-Saint-Georges in villages . La Colombière è una delle quattro selezioni parcellari di Vosne-Romanée di Vigot, oltre alla cuvée di assemblage: le altre sono quelle dei vicini lieux-dits La Croix Blanche, Le Pré de la Folie, tutte situate tra il paese e la Route Nationale, e Les Damaudes, sul versante di Nuits-Saint-Georges. Il Colombière 2014, da una vigna di più di 70 anni, è una bella espressione di Vosne-Romanée village , che offre al naso rosa, mora, sciroppo di ciliegia, molto rotondo, con tannini molto fini. Già buono, può tuttavia conservarsi bene ancora per alcuni anni. E’ possibile acquistare quasi tutti gli stessi vini della carta (ovviamente esclusi quelli più importanti) en pichet (da 25 cl. o mezzo litro) a prezzi compresi tra i 5 e i 15 euro. Se non avete troppo tempo a disposizione ed esigenze non troppo complicate , potete trovare carne discreta al Grill & Cow, un ristorante-steak house non distante da La Maison Millière, situato proprio di fronte alle grandi Halles di Dijon (2, rue de Clamey).
Vi si possono mangiare cose anche diverse , ma soprattutto carni, arrostite, allo spiedo o in altre preparazioni. Formules a 12.50 euro solo a pranzo e 24.90 la sera, piatti da 7 a 22 euro, naturalmente bevande escluse. Carta dei vini: Dampt (Chablis), Bart (Marsannay), René Bouvier (Gevrey-Chambertin), Charlopin, Michelot, Amiot (Chambolle-Musigny) e altri Domaines minori, dai 29 ai 135 euro (per l’Échezeaux grand cru di Mongeard-Mugneret). Noi abbiamo scelto, per 60 euro, il Gevrey-Chambertin La Justice di René Bouvier 2016, che non ci è affatto dispiaciuto. Bel Domaine familiare di Gevrey-Chambertin, certificato bio dal 2013,di complessivi 17 ettari (in grande maggioranza, va da sé, in rosso), situati tra il comune di Gevrey, Marsannay e Chambolle.
La Justice è una selezione parcellare di uno dei lieux-dits villages situati al di là della route nationale . Forse un soffio meno convincente di Les Jeunes Rois (nella parte nord dell’appellation , nel comune di Brochon) e del Racine du Temps (una interessante cuvée di assemblage di vigne di oltre 80 anni a Le Créot, un lieu-dit di Brochon confinante con Les Jeunes Rois e Pince-Vin , al limite nord del territorio comunale di Gevrey), La Justice è comunque un villages fine ed elegante : quello dell’annata 2016 non ha la ricchezza e la concentrazione del 2015, ma ha comunque grande piacevolezza e ottima beva per un vino di questo territorio .
Più costosi, per gli scialacquoni, altri due indirizzi , entrambi situati nel centro di Dijon. Il primo è il Pré aux Clercs, bel ristorante-brasserie affacciato di fronte al Palais des Ducs, sulla splendida Place Libération (al n. 13). Molto décor, menu da 43 a 65 euro,specialità: paté bourgeois in crosta con salsa al Pinot noir (19 euro), cosce di rana con salsa persillée ( la dose antipasto, 20 euro, è più che sufficiente), e soprattutto il poulet de Bresse (a 29 euro ,39 con le morilles). Comunque anche pesce (sandre, sogliola meunière, dos de bar, le immancabili Saint-Jacques.). E’ molto cambiato dall’ultima volta che ci sono stato, diversi anni fa. Non è più il lussuoso ristorante gastronomico di allora, ma una raffinata brasserie. Bella e molto ampia la carta dei vini. Ovviamente col solito problema dei prezzi. Ampia la selezione di Champagnes a partire da 65 euro circa (niente di scandaloso, però: da provare il Latitude di Larmandier-Bernier , 79). Chablis di Droin, Fèvre, Dauvissat e Raveneau (praticamente l’élite), da 45 euro per i village a oltre i 100 per i premiers e i grands crus . Ampia la selezione di bianchi delle due Côtes . Restate sull’onesto Marsannay Le Clos di Bouvier per mantenervi sotto i 50 euro, o su un bianco della Côte Chalonnaise (Rully di Jacqueson e Dureuil- Janthial tra i 40 e i 60 euro) o del Mâconnais (Héritiers du Comte Lafon o Saumaize, comunque dai 40 agli oltre 50 euro). Se volete esagerare, trovate però dei magnifici Meursault di Roulot e Mikulski, o i Puligny di Sauzet (preparate almeno un centinaio di euro per le cuvées villages ), e diverse annate dei Corton-Charlemagne di Bonneau de Martray (raddoppiate i biglietti da cento). Da favola la lista dei rossi : Pataille, Charlopin, Rousseau, Roumier, Cathiard, Méo- Camuzet, Groffier, Mugneret-Gibourg, Comte Ligier-Belair, Rouget…. Sogni a parte, se volete una buona bottiglia, che non vi riduca in miseria, potete orientarvi sui rossi delle appellations meno importanti della Côte de Beaune ( Auxey-Duresses, Santenay, Marange,per restare nella fascia dei 50-70 euro), oppure un rosso di Chassagne , certo di minor classe dei bianchi, ma di livello più che accettabile. La mia suggestione è però per un rosso della Côte Chalonnaise, regione immeritatamente snobbata dai borgognologi puristi : A Vigne Rouge premier cru di Givry del Domaine François Lumpp.
Il rosso del 2015 è una vera delizia. Fresco e vellutato, ha non comune finezza per un vino della sua categoria, una bella riuscita della cantina di François Lumpp, viticultore a Givry dal 1977, che, con la moglie Isabelle, insegnante, ha creato un piccolo Domaine partendo da soli 4 ettari (oggi 9.5), producendo poco meno di una decina di vini, tutti nell’ambito dell’appellation Givry: molto buoni i rossi, ma insolitamente convincenti anche i bianchi, tra i pochi in questo territorio. 72 euro una bottiglia. In alternativa, il Morgon di Jean Foillard, a 44 euro, un vino serio di Beaujolais.
La Dame d’Aquitaine è la nostra nostra ultima segnalazione di Dijon, al n. 23 di Place Bossuet (siamo nella zona delle due austere cattedrali di Saint-Bénigne e Saint-Philibert) . Mi fece una bellissima impressione la prima volta, ormai quasi otto anni fa, anche per la sua location niente affatto comune, un’antica cripta medievale, alla quale si accede attraverso un’ampia scalinata in pietra. Ci sono tornato, restandone un po’ deluso, ma la sua proposta di vini resta tra le migliori da me provate a Dijon. La Dame propone un classico menu bourguignon a circa 40 euro bevande escluse (le immancabili oeufs en meurette, boeuf bourguignon,dessert), ma , alla carta, un’entrée (se non vi fate tentare dal foie gras), un plat e un dessert potete cavarvela con 50 euro a testa (va da sé, bevande escluse): provate il carpaccio di noce di gigot de mouton affumicato, e magari il mezzo piccione juste température. I vini: praticamente un bel panorama della Borgogna: Alain Gras, Amiot Servelle, Arlaud, Bart, Billaud Simon, Bruno Clavelier, Bonneau de Martray, la Vougeraie, Denis Mortet, Comte Armand, l’elenco sarebbe lungo. L’ultima volta ci abbiamo trovato un Gevrey-Chambertin del Domaine Trapet 2011, un’icona della Côte-de Nuits, a poco più di 50 euro. Non ci credevamo. L’ultima bottiglia?