Lorch, W. (2017), Jura Wine.London (UK): Wine Travel Media, 352 pp., € 35.00
Lo Jura è la regione vitivinicola più piccola della Francia: la sua superficie vitata supera di poco i 2.000 ettari, meno di un decimo di quello della vicina Borgogna e della metà di quella del solo Chablisien. Erano 20.000 prima che la fillossera bruciasse le vigne d’Europa. E’anche fra le meno conosciute, dal momento che, accanto a varietà diffuse internazionalmente, come lo Chardonnay e il Pinot Noir, che sono anche, rispettivamente, la prima e la seconda nella graduatoria delle uve maggiormente impiegate, ve ne sono molte altre autoctone, per lo più presenti solo in quella regione, come il Savagnin, forse la più interessante di tutte, il Poulsard (o Ploussard) e il Trousseau, per non parlare delle molte altre, antiche varietà (Argant, Enfariné, Pebursin e tantissime altre) che possono essere introdotte come complementari.
Lo Jura è anche, tra le regioni vitivinicole francesi, quella più vicina alla filosofia dei cosiddetti vini naturali, anche se è errata l’impressione di molti che sia una regione a viticultura biologica al 100%: del resto, con i livelli di piovosità di questa regione, all’incirca doppia di quella della vicina Borgogna, e della conseguente pressione delle infezioni, sarebbe probabilmente impossibile che lo fosse. Comunque è un dato che, nonostante la scarsa conoscenza e la limitata produzione (l’annata 2017, disastrosa a causa delle grandinate, ha dato un volume di circa la metà di quella media), vi sia un crescente interesse dei mercati internazionali verso i vini dello Jura, come appare dall’aumento costante dell’esportazione. Guardando il libro di Wink Lorch dedicato ai vini dello Jura, da me “scoperto” in una veloce visita pomeridiana alla Libreria Athenaeum di Beaune, mi sono chiesto- senza sapermi dare una risposta- come mai non mi sia mai recato da quelle parti, visto che vado invece spessissimo in Borgogna, che è praticamente a un tiro di schioppo da là, accessibilissimo anche da Lyon e Ginevra. La Lorch è una scrittrice di vino inglese, probabilmente la maggiore esperta dei vini di questa regione, che essa visita regolarmente da quasi venti anni. Il libro è stato pubblicato nel 2014, anno nel quale ha vinto l’Andre Simon Book Awards Drinks Prize, venendo inoltre selezionato per la scelta del “libro dell’anno” per il Louis Roederer International Wine Writers Awards di quello stesso anno. La mia copia è della terza ristampa, del 2017, ma conserva intatta la sua validità. Consta di trecentocinquanta pagine, riccamente illustrate dalle belle fotografie di Mick Rock, che coprono praticamente tutti gli argomenti che possono interessare il lettore desideroso di conoscere lo Jura e i suoi vini. La completezza e la sistematicità sono infatti le caratteristiche che risaltano immediatamente nella prima impressione che se ne può ricavare, anche solo scorrendo il sommario. La prima parte del volume descrive preliminarmente il contesto geografico nel quale si inserisce questa regione vitivinicola, le sue diverse denominazioni, comunali e regionali, il terroir , le origini geologiche, i suoli e il clima. Poi è la volta delle varietà di uva da vino coltivate e dei modi in cui sono gestite le vigne (sistemi d’impianto,densità, cura del suolo, lotta contro le malattie, vendemmie…). L’ultimo capitolo di questa sezione introduce il lettore nel mondo alquanto diverso dei vini dello Jura, a partire dai segreti del Vin Jaune, bandiera dell’enologia regionale, e della vinificazione di tutte le altre tipologie di vino,come i Vin de Paille, i bianchi e i crémant, il raro Macvin, tipico vino fortificato dello Jura. Di tutti la Lorch illustra le procedure adottate nella vinificazione e come accostarsi a questi vini così particolari nell’assaggio. La sezione successiva descrive, in due capitoli di complessivamente una cinquantina di pagine, la storia della viticultura della regione, partendo, nel primo di essi, dalle origini, in epoca romana, per descrivere poi i primi riconoscimenti esterni dei suoi vini, nel XIV e XV secolo, la grande espansione dalla metà del ‘700 al 1850, fino alle due guerre mondiali e al flagello della fillossera, giungendo così all’epoca attuale e alla definizione degli stili dei vini odierni. Il secondo capitolo di questa sezione storica si sofferma invece sui personaggi “che hanno fatto la differenza”: il grande Louis Pasteur, che si interessò, tra le altre cose al Mycoderma vini (ovvero la fleur dei vignaioli), responsabile della caratteristica voile dei Vins jaunes, Alexis Millardet, botanico dei vini dello Jura, la famiglia Vercel (Jules e Altin furono amici d’infanzia di Pasteur), il visionario Henri Maire , e molti altri, come Pierre Overnoy e Jean Macle . Dalle loro vite emerge una rappresentazione più ricca e personale della storia dell’enologia jurassien. Siamo intanto arrivati ai Produttori, ai quali è dedicata la terza parte, poco meno della metà, del libro. Non una semplice successione di schede, ma una dettagliata descrizione di ciascun Domaine , della loro storia e dei loro vini, organizzata per comune di insediamento nelle varie zone del Jura: i dintorni di Arbois, Poligny, Château Chalon, la Seille superiore e l’Étoile, il terroir di Lons-le-Saunier, il Sud Revermont. Sono più di un centinaio, e può meravigliare che siano così numerosi quelli degni di nota , vista l’esiguità del terroir preso in esame. Ogni capitolo è introdotto da una preziosa mappa, utilissima per localizzarli. C’è poi spazio anche per gli altri vini della Franche-Comté, situati al di fuori delle appellations comunali. L’ultima, e ovviamente più succinta parte, è dedicata alla gastronomia dello Jura e ai suoi formaggi, a partire dal famoso Comté, ai modi di accompagnarli ai vini e i luoghi dove gustarla, con un piccolo ma opportuno indirizzario per chi voglia recarsi nella regione. Non poteva mancare un breve capitolo su come servire i vini dello Jura e sulle principali annate (fino alla 2013). Una serie di appendici, che hanno lo scopo di alleggerire la lettura del testo principale, aiutano il lettore a comprendere meglio le caratteristiche delle varie denominazioni, mentre un glossario dei termini più tecnici completa il volume. Il libro della Lorch si fa apprezzare non solo per la ricchezza e completezza dell’informazione. Esso aiuta a comprendere meglio perché, nonostante la vicinanza con le vette del Jura, i suoi vini non siano in senso stretto dei “vini di montagna” (le vigne si trovano infatti tra i 220 e i 450 metri di altitudine, leggermente più di quelle della Côte d’Or, ma paragonabili a quelle alsaziane), per quanto ovviamente la presenza delle montagne non sia indifferente, così come le specificità, vista la grande vicinanza geografica, del terroir di questa regione rispetto a quello borgognone, per molti aspetti ad esso speculare, sviluppandosi da nord-est a sud-est dai due lati opposti della valle della Saône e della piana di Bresse : quelle della Côte d’Or esposte ad est e quelle dello Jura ad ovest, i suoli della prima prevalentemente calcarei (80%) piuttosto che marnosi, con percentuali rovesciate nel secondo. Molto equilibrata è la posizione dell’autrice anche nei confronti dei vini cosiddetti naturali: senza condanne aprioristiche né esaltazioni di tipo ideologico, le valutazioni sono sempre espresse nel merito, riconoscendo che, sia tra i vini naturali, sia quelli tradizionali, vi sono vini eccellenti accanto ad altri semplicemente mediocri o difettosi. Insomma, si tratta di un libro altamente raccomandabile, che forse ha, per i nostri lettori, il solo limite della lingua.
Paris, D. (2018), Jura .Roma: Edizioni Estemporanee, 78 pp., € 13.00
E’ invece in lingua italiana un altro libro, di dimensioni assai più ridotte, di Daniela Paris , sommelière e wine merchant di vini francesi bio, recentemente pubblicato dalle Edizioni Estemporanee. Va subito detto che i due libri non possono in alcun modo essere confrontati, pur occupandosi dello stesso tema. Il libro della Paris, infatti, e non solo per il numero delle pagine (78), ha più le caratteristiche di un taccuino di viaggio che quelle di una presentazione, sia pure sintetica, del terroir vitivinicolo dello Jura. Difatti mancano del tutto, a parte la carta generale delle appellations, mappe e descrizioni, anche brevi, delle diverse zone dello Jura. Lapidaria è la trattazione delle origini geologiche , come quella dei suoli, delle caratteristiche climatiche, nonché delle pratiche enologiche correnti. Dopo una sommaria presentazione delle varietà d’uva principali e delle tipologie dei vini prodotti, si comincia subito (da pag. 25 a pag. 70) con i vigneron. Sono una ventina: con la foto dei proprietari, c’è una breve descrizione del Domaine e delle sue origini e accenni ai vini prodotti . Poco altro. La scelta delle cantine è naturalmente insindacabile, ma stupisce francamente l’assenza del Domaine Macle, al quale è legata la storia dello Château Chalon. Alcuni indirizzi di bistrot jurassien completano questo libretto, che pensiamo sia utile più al viaggiatore enoico seriale che agli appassionati, più o meno esperti, che vogliano accostarsi a questo mondo enologico così singolare.