Lorch, W. (2019), Wines of the French Alps.Savoie, Bugey and beyond with local foods and travel tips .London (UK): Wine Travel Media, 352 pp., £25.00
Se avete in mente un viaggio nelle Alpi francesi e desiderate scoprirne i vini questo di Wink Lorch è il libro che fa per voi. Di Lorch avevamo già recensito non molto tempo fa un altro bel libro, dedicato ai vini dello Jura (per leggerlo, clicca qui). Con questo ci spostiamo leggermente verso sud, partendo dal bordo svizzero del Lago Lemano (Losanna è a un tiro di schioppo) per spingerci oltre Grenoble, fino al confine con la Provenza.
Le regioni del vino descritte dall’autore sono la Savoia, il cui capoluogo amministrativo è Annecy, e l’Alta Savoia (capoluogo Chambéry), il Bugey, che collega Lyon e Ginevra, poi il Diois, a sud di Grenoble, nel dipartimento del Drôme, e infine il dipartimento delle Hautes- Alpes, col suo capoluogo Gap. Praticamente si tratta del sudest della Francia. Dal punto di vista vitivinicolo, tutte insieme queste regioni raggiungono i 4.600 ettari di vigna: nulla al confronto con la sola Borgogna o con l’Alsazia. La maggior parte di essa (il 46%) ricade nelle AOC Savoie, il 35% nell’AOC Diois, ciò che resta va nell’AOC Bugey (10%) e negli IGP prodotti in tutte queste regioni insieme (9%). E’ una vitivinicultura di montagna, ma non ci si aspettino vigne ad altezze andine. Sono infatti poche quelle che raggiungono i 1.000 metri (tutte nelle Hautes- Alpes, ossia nella regione più meridionale, confinante con l’Italia). La maggioranza si trova comunque ad altitudini di tutto rispetto (6-700 metri). Le vigne di Savoia e Bugey sono più in basso, a quote tra 400 e 500 metri, mentre nel Diois le altitudini oscillano tra i 250 e i 700 metri, con le più alte intorno al villaggio di Châtillon-en-Diois. Il primo capitolo fornisce al lettore le coordinate geografiche della zona esaminata. Ad esso segue una breve ma esauriente storia della coltivazione della vite in questi territori. Questa prima parte si conclude con un ulteriore capitolo dedicato agli uomini e gli organismi che hanno svolto un ruolo importante nel salvataggio e nella ripresa della viticultura delle Alpi francesi, a cominciare dal recupero delle innumerevoli varietà autoctone. Primi tra tutti il grande ampelologo Pierre Galet, da poco scomparso, André Goddard, e il Centre d’Ampelographie Alpine Pierre Galet (CAAPG), e Olivier Turlais “the yeasts whisperer”, come lo chiama Lorch. Nella seconda parte si parla dei vini, del sistema delle diverse appellations, e delle numerose varietà di questo straordinario vigneto, distinte per ciascuna regione: dall’altesse savoiarda a bacca bianca alla clairette del Diois e delle Hautes Alpes, dalla jacquère al muscat à petit grains, alla rara mondeuse blanche. E poi le uve a bacca rossa: l’onnipresente gamay, la mondeuse noire, la più storica delle uve della Savoia , il persan, il raro etraire de la Dui, e naturalmente molte altre, oltre alle più note uve internazionali (pinot noir, syrah).Non è facile orientarsi tra le appellations , che Lorch descrive con ricchezza di dettagli: Savoie, Roussette de Savoie, Seyssel, Bugey, Clairette e Crémant de Die, Châtillon-en-Diois….Per non parlare dei numerosi IGP e dei Vins de France, denominazione sempre più usata per sottrarsi ai vincoli delle AOC. Naturalmente c’è un ampio capitolo sulla geologia e i suoli e una trattazione a parte è dedicata al clima e agli effetti del riscaldamento. Questa seconda parte del libro si conclude con un’ampia trattazione dei metodi di impianto e coltivazione delle vigne, delle tecniche di vinificazione utilizzate, con una particolare attenzione agli sparklings e ai modi impiegati per la spumantizzazione. La terza parte, la più ampia, con le sue oltre 200 pagine, presenta, regione per regione, i principali produttori, partendo dal Lago Lemano e Ayze: tantissimi ritratti di cantine e di personaggi, molti dei quali assai poco conosciuti fuori zona. Di ciascuna di esse Lorch illustra in modo approfondito la storia, le vigne, i vini e le tecniche di vinificazione, la possibilità e le modalità di visita. Una guida preziosa per chi intendesse intraprendere una esplorazione di questo territorio. Tutto accompagnato da esaurienti e chiare cartine. Si tratta di proprietà di piccole e talvolta piccolissime dimensioni, con pochi ettari di vigna. Per trovare superfici maggiori bisogna guardare alle Caves coopératives: La Cave de Chautagne, Le Vigneron Savoyard, supera di poco i 150 ettari. Tutti presentati in modo sobrio, con molto rispetto. Vini semplici, talvolta anche un po’ rustici, ma anche una piacevole diversità da scoprire. La quarta ed ultima parte è dedicata al cibo e agli altri prodotti della terra: i formaggi, i liquori alpini, i piatti tipici, e a indicazioni pratiche per i visitatori, inclusi alberghi e ristoranti. Il futuro dei vini di queste regioni è comprensibilmente strettamente associato al turismo, donde il dilemma : proteggere o promuovere?
In sintesi un bel libro che sarà davvero utilissimo agli appassionati che vorranno visitare questa regione e che piacerà anche a quanti sono curiosi delle diverse tradizioni vitivinicole.