"Interviste impossibili davanti a un bicchiere di vino
"Interviste (ancora più) impossibili davanti a un bicchiere di vino"
Ricordate “Le interviste impossibili” ? Era una nota trasmissione radiofonica, che andò in onda dal 1973 al 1975 sulla seconda rete, nella quale scrittori e altri protagonisti della cultura contemporanea fingevano di intervistare personaggi del passato, scomparsi da molto tempo e rianimati per l’occasione. Vi contribuirono, per citarne solo alcuni, autori come Italo Calvino, Raffaele La Capria, Guido Ceronetti, Giorgio Manganelli e molti altri scrittori e uomini di cultura. Più recentemente anche Gianrico Carofiglio, con la sua intervista a Tex Willer.
L’idea era semplice, dare voce a protagonisti (positivi e talvolta negativi) del passato oppure letterari, ovviamente filtrati attraverso la lettura (e gli stereotipi) contemporanei. Un’idea che piacque allora, e che è stata, di tanto in tanto ripresa in seguito.
Queste interviste impossibili davanti a un bicchiere di vino sono nate un po’ per gioco, una parentesi scherzosa, che tuttavia cercava di rispondere, facendo ricorso alla fantasia, al desiderio, che tutti abbiamo provato, almeno una volta, di immaginare la vita quotidiana dei grandi personaggi, protagonisti dei romanzi che abbiamo letto o di cui abbiamo studiato le gesta a scuola.
Che cosa c’è di più quotidiano e informale del comportamento a tavola e del semplice atto di bere un bicchiere di buon vino? Quante volte ci è capitato di leggere, o vedere, in un film o una rappresentazione teatrale, i protagonisti che bevono vino, da soli o in compagnia? Come non ricordare, ad esempio, gli sceneggiati televisivi del commissario Maigret, quando era impersonato dal bravissimo Gino Cervi? Vi siete mai chiesti che cosa bevesse Maigret per accompagnare le uova sode, che ogni tanto vedevamo prendere dal bancone di un sonnacchioso bistrot della periferia cittadina, durante le sue indagini? “Un bianco” diceva, quando non chiedeva una birra o un Pernod. Ma quale vino bianco? E poi, come dicevano gli antichi: “In vino veritas”. Senza alludere al fatto che il vino talvolta fa straparlare le persone che non abituate all’alcool, che cosa di meglio di un buon bicchiere può rendere un incontro, quale è del resto un’intervista, tra due persone che appartengono a mondi così diversi, talvolta distanti parecchi secoli, più accessibile e colloquiale, creando fin da subito un clima di intimità e confidenza?
Così, quando cominciai, ormai dieci anni fa, a pubblicare sul web il mio blog dedicato al vino, ebbi l’idea di aggiungere, di tanto in tanto, un’intervista impossibile ai personaggi (storici o letterari) che mi avevano incuriosito, centrata sul vino. Era anche un modo diverso di parlare del vino, dando voce a personaggi insospettabili, come il nonno di Darwin o il grande inquisitore Nicolau Eymerich. Poi ho visto che queste interviste piacevano non solo agli amici, che presero a segnalarsele tra di loro, ma c’erano molte persone “esterne”, magari poco interessate al vino in sé, che avevano cominciato ad andare sul mio sito proprio per cercarle, così mi sono sentito stimolato a pensarne altre. Le ho perciò raccolte in un primo libro, intitolato appunto “Interviste impossibili davanti a un bicchiere di vino”, augurandomi che potessero suscitare un sorriso anche in coloro che mi avrebbero letto, così come mi ero divertito a scriverle, e magari invogliarle a bere meglio, facendo più attenzione al vino che portavano sulla loro tavola.
Questo libro non si proponeva infatti essere solo o principalmente un’opera di narrativa, ma anche un itinerario di avvicinamento ai grandi vini del nostro paese e della vicina Francia. Naturalmente senza alcuna pretesa di completezza (pur presentando una gamma piuttosto ampia e diversificata di vini) e rispecchiando opinioni e valutazioni che possono non essere condivise da tutti. Lo scopo di queste schede era anche quello di stimolare la curiosità dei lettori ad andare al di là dell’immediatezza di un sorso, fermandosi un attimo a riflettere su ciò che è dietro questo semplice gesto. Non si trattava quindi in nessun caso di scrivere una Guida, di cui peraltro non avrebbe avuto la sistematicità e completezza. Il mondo enoico rappresentato in questo libro è quello del cosiddetto “vecchio mondo” (giusto nell’ultima intervista, parlai di un vino cileno, unico intruso del “nuovo mondo”). E, se guardiamo meglio, si tratta alla fine di un mondo bilaterale italo-francese. Italia o Francia? E’ sempre la solita disputa. L’Italia ha una varietà ampelologica probabilmente unica e una ricchezza di terroirs che non è certo seconda neppure a quella, straordinaria, francese. La Francia ha il vantaggio di una tradizione più lunga, almeno per la produzione di vini di alta qualità, e una filosofia che non siamo stati ancora capaci di imitare, quella dei crus, o, se volete, dei climats alla borgognona. Abituati a fissare confini generosi nelle nostre denominazioni (controllate o garantite che siano), siamo lontani mille miglia da quell’approccio che distingue denominazioni diverse per vini tratti da vigne che distano poche centinaia di metri l’una dall’altra, semplicemente sulla base della natura geologica dei suoli, anche se l’introduzione delle menzioni geografiche aggiuntive vi si avvicina molto.
Questo primo libro piacque, pur senza ovviamente avere un successo di vendite da best seller: i lettori, ma prima di loro, le librerie non sapevano come classificarlo e in quale scaffale inserirlo. L’ho trovato spesso in mezzo alle Guide dei vini, ma la scelta non era certo la più appropriata. Ebbi però un premio, in un concorso molto simpatico, dedicato alla letteratura ispirata al mondo del vino. Recarmi nei bellissimi luoghi nei quali visse Cesare Pavese per riceverlo, al di là del carattere soltanto simbolico della cosa, è stata per me la migliore remunerazione.
Scrissi così, più per mio divertimento, il secondo libro, che intitolai “Le interviste (ancor più impossibili) davanti a un bicchiere di vino” anche come citazione di un grande umorista inglese dalle evidenti origini nordiche, Roald Dahl, meglio conosciuto come autore di favole scorrette per bambini, che ci ha lasciato una raccolta di racconti umoristici, davvero sulfurei, nei quali il vino è indubbio protagonista (Storie impreviste e ancor più impreviste ), che raccomando vivamente a chi non l’avesse ancora letta.
Rispetto al primo, questo libro presentava una novità nell’artefatto narrativo. Nel primo, il mio incontro con i personaggi descrittivi avveniva in circostanze misteriose, mai chiarite del tutto, talvolta anche un po’ magiche, come quando venivo risucchiato nel quadro di Degas dedicato alla Famille Bellelli per parlare con il personaggio maschile che vi è raffigurato, Gennaro Bellelli, oppure mi smarrivo nelle nebbie di Birmingham, trovandomi poi improvvisamente di fronte alla carrozza del Dottor Erasmus Darwin, nonno del famoso Charles.
Qui invece c’era una cornice più semplice e coerente: ero una specie di giornalista trans-temporale, che disponeva evidentemente della possibilità di spostarsi nel tempo (magari con una macchina alla Wells?), per incontrare i suoi personaggi in un momento preciso della loro vita. Mi era piaciuta l’idea di assumere la veste di un giornalista più che quella di uno storico: più avventurosa, più libera, certo meno rigorosa, ma più capace di toccare la nostra curiosità e forse le nostre emozioni. Inoltre questo espediente mi dava il vantaggio di poter scegliere io stesso il periodo della vita nel quale intervistare ciascun personaggio. Personalmente per me è stato un autentico divertimento. Potenza dell’immaginazione: come sarebbe diversamente possibile passare dall’ incontro con Samuel Pepys, il famoso diarista del Great Fire di Londra, nonché primo scopritore del vino di Haut-Brion, a quello con il principe di Metternich per assaggiare con lui i riesling della sua tenuta di Johannisberg, e addirittura con Ribot (sì il famoso cavallo), per scoprire con lui la storia del Sassicaia?
Ed ecco la lista dei personaggi intervistati.
Nel primo libro:
Nicolau Eymerich
Guigone de Salins
Giuseppina Beauharnais Bonaparte
Camillo Benso conte di Cavour, Giuseppe Garibaldi, Bettino Ricasoli
Il barone Gennaro Bellelli
Madame de Pompadour
Erasmus Darwin
Salvo Montalbano
Pablo Neruda
Nel secondo libro:
Vlad III di Valacchia, ovvero Dracula
Ettore Fieramosca
Dom Pierre Perignon
Sir Samuel Pepys
Il principe di Metternich
Alexandre Dumas padre
Giuseppe De Nittis
Giacomo Puccini
Il commissario Maigret
Ribot
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