Se la filosofia dei vini borgognoni è rappresentata dalle selezioni parcellari, quali che siano le loro dimensioni, anche irrisorie, quella degli Champagne è l’assemblage. Naturalmente in questi ultimi la nobiltà del terroir e la qualità eccezionale delle uve che se ne traggono non sono meno importanti, così come restano imprescindibili l’abilità dei vignaioli e dei vinificatori, ma le vere divinità “ex machina” sono gli chef de cave, ovvero chi decide l’assemblage: di tipi di uva, di terroir, di annata. Sì, perché se anche nella Champagne vi sono cuvée parcellari entrate nella leggenda, l’assemblage può dar vita a vere e proprie magie.
Non necessariamente, come si crede, per creare delle cuvées il più possibile costanti, simili a sé stesse, rivelatrici dello stile della Maison, ma anche per creare dei gioielli unici, di pari bellezza, ma sempre diversi. Questo sembra il caso della nuova straordinaria cuvée Bollinger PN VZ 2015, rilasciata appena un anno fa e già difficile da reperire. PN come Pinot nero e non è una sorpresa, visto che la Bollinger è una delle più iconiche case di Champagne di Aÿ, una delle gemme della Grande Vallée, dove si producono pinot neri famosi in tutto il mondo e dove possiede parcelle di straordinario valore: non si dimentichi che il pinot nero copre ben 104 ettari del patrimonio vitato di questa storica Maison, nata nel 1812, cioé poco meno di tre quinti. VZ per indicare e in certo modo celebrare -e questa è una novità inaspettata-un altro cru, situato nella cosiddetta Grande Montagne di Reims, meno famoso, ma di non minore fascino, Verzenay. Verzenay,incastonata tra Verzy da un lato e Sillery e Mailly-Champagne dall’altro, con vini di grande brillantezza e tensione, dimostra che quelle vigne sul fronte settentrionale non sono troppo fredde per produrre uve mature e che la lunga e lenta stagione di crescita produce vini di grande complessità e finezza aromatica senza eccedere nei gradi zuccherini. Il pinot noir di Verzenay ha corpo più leggero di quello dei crus affacciati a sud, come Bouzy, ma, specie nelle annate più calde, dà vini vibranti di grande finezza senza essere troppo ricchi od opulenti. Se la vicina Verzy ha più rotondità e struttura, Verzenay spicca per maggiore freschezza e finezza. L’assemblage di questo magnifico blanc de noir è il capolavoro di Gilles Descôtes , chef de cave di Bollinger, e Denis Brunner, chef de cave aggiunto, e degli altri componenti del quartetto di componenti il gruppo del progetto, l’enologo Guillaume Gallois e il responsabile delle vinificazioni Patrick Laforest: 50% di pinot noir del 2015 di Verzenay, da cui il nome, e il resto di Aÿ, Bouzy, Louvois e Tauxières, e per l’altra metà di vini di riserva. Di queste il 50% è costituito da Verzenay , per il 27% dell’assemblaggio complessivo dal 2014 vinificato in acciaio, e il restante 23% da magnum del 2009 e 2010 . Maturato tre anni e mezzo sui lieviti , ha un dosaggio di 7 g./l.
In una splendida bottiglia definita Bouteille Antique, che sarà impiegata anche per il Vieilles Vignes Françaises, la leggendaria cuvée proveniente dalle vigne sopravvissute alla fillossera di Ay, il PN VZ è uno champagne di eccezionale brillantezza e tensione, non offuscate da alcuna lourdeur e senza cedimenti a una eccessiva vinosità. Al naso, frutti rossi maturi, fiori d’arancio essiccati, agrumi, sfumature speziate, compongono un aroma complesso e di grande eleganza, sul palato é incredibilmente fresco e croccante, ha notevole razza, grande tensione e finezza di dettaglio. Chiude letteralmente infuso da una splendida mineralità (96/100). Uno champagne non millesimato favoloso, che sarebbe limitativo definire un Vieilles Vignes Françaises baby, una dimostrazione ulteriore della grandezza del pinot noir quando é interpretato come merita.
105 euro alla bottiglia ottimamente spesi. PN VZ è la prima interpretazione di una nuova collezione denominata PN, che ha lo scopo di celebrare questa varietà e che di anno in anno rappresenterà una esplorazione e valorizzazione di uno dei diversi territori di proprietà.