Il vino che non ci aspetterebbe in una cultura vinicola nella quale il sistema delle denominazioni é rigorosamente gerarchizzato con al vertice i grands crus e alla sua base le appellations régionales. Ebbene, il Bourgogne Le Chapitre, pinot noir a denominazione regionale, sia pure “con menzione geografica aggiuntiva” è ben al di sopra del suo status attuale.
Il Bourgogne Le Chapitre 2018 del Domaine Sylvain Pataille è di colore intenso e si offre all’olfatto con un aroma complesso di ciliegie scure sciroppate, more selvatiche, arricchito da note floreali e leggermente boisé (il legno ci si accorge che c’è ma è perfettamente integrato). Sul palato il vino è ugualmente intenso, infuso di mineralità salina, con una trama tannica vigorosa ma di grande finezza; è aristocratico, ha profondità, eleganza, è un vero fuoriclasse della sua categoria (92/100).
Chi lo fa è Sylvain Pataille, giovane enologo di punta della Côte-de-Nuits, che, dopo aver fatto da consulente di Domaines prestigiosi del suo territorio, innamorato della vigna, ha alla fine deciso di misurarsi direttamente nella produzione di vini propri. Le sue vigne (in tutto 17 ettari circa, di cui 5 e mezzo per i bianchi, sorprendentemente per tre quarti di aligoté doré) sono tutte comprese nell’ambito dei comuni di Marsannay e Chenôve, che non fanno certo parte dell’élite della Côte d’Or . Marsannay è una AOC che ha ottenuto soltanto ora i suoi premier cru, Chenôve è poco più che un’appendice di Marsannay, praticamente la periferia di Dijon, che ha visto quasi scomparire nel corso del tempo quasi tutto il suo patrimonio di vigne (nel 1850 erano 735 ha., oggi solo 60), e non possiede neppure una denominazione propria, sebbene prima il Clos du Roy e ora finalmente anche Le Chapitre, che ne è di fatto un prolungamento, sono stati fatti rientrare nella AOC di Marsannay. Il primo di essi è già uno dei 22 nuovi premiers crus. Le Chapitre lo seguirà presto, ne sono convinto, avendo tutti i numeri per esserlo: fino a poco tempo fa annegato nel mare dei Bourgogne, poi riconosciuto nella sua distintività dalla menzione geografica aggiuntiva. Un tempo proprietà del Capitolo di Autun (donde il nome), si tratta di soli 5.05 ettari, per la maggior parte deputati alla produzione di vini rossi da pinot noir, ma una piccola parte (il Domaine Pataille è uno dei pochi a produrne) è piantata a chardonnay, da cui si ricava un interessante raro bianco. Insieme con il Domaine Sylvain Pataille, altri tre Domaines (Jean-Yves Bizot, René Bouvier e Jean Fournier) vi producono proprie cuvées.
La parcella di Pataille a pinot noir copre circa 1.05 ettari, ed è stata piantata per un terzo circa nel 1950 e gli altri due nel 1980 e nel 1990. Si trova nella sezione nord del climat Le Chapitre a circa 290 metri di altitudine. Il suolo è costituito principalmente da grèzes litées derivanti dalla frammentazione per erosione del calcare di Comblanchien che ricopre la sua sommità: ciottoli ricchi di calcio a tessitura leggera, di colorazione rosata, su uno strato di oolite bianco del Giurassico medio (batoniano). Qui Pataille ha recentemente acquisito anche una nuova parcella compresa in un piccolo clos, ribattezzata “il piccolo gioiello”.
Il prezzo di una bottiglia di Le Chapitre rouge è già da Marsannay villages parcellare (selezione di un singolo climat), intorno ai 38 euro. Li merita.
Domaine Sylvain Pataille, 14 rue Neuve, 21160 Marsannay-la-Côte, domaine.sylvain.pataille @wanadoo.fr