chateau la dauphine 2012Fronsac è una piccola regione del Libournais, situata tra i meandri dell’Isle e della Dordogne. Un paesaggio superbo, non a caso chiamato anche “il giardino segreto dei Bordeaux” e persino “La Toscana della Gironda”. Oggi sono pochi a conoscere davvero i suoi vini, a predominanza Merlot, come nella vicina Pomerol, e anche buoni conoscitori delle aree vitivinicole di Francia talvolta la confondono con Fronton, nella Languedoc, che naturalmente è ben distante e non ha nulla in comune con essa.

Eppure, in un passato non molto lontano, a Fronsac (il comune che le dà nome si trova circa 40 km. a nord-est di Bordeaux e appena 5 a nord-ovest da Libourne) si producevano i vini più famosi e più cari di Bordeaux: sembra che, nella prima metà del Seicento vi possedesse vigne il cardinale Richelieu e che i suoi vini fossero tra i preferiti a corte. Oggi, invece, la realtà è assai diversa, e una bottiglia di Fronsac può essere acquistata al prezzo o poco di più di un Bordeaux supérieur, ma ben al di sotto di quelle dei suoi vicini più illustri, di Saint-Émilion e Pomerol. La ragione di questo incredibile decadimento (si pensi che, nel XVIII secolo, i vini di Fronsac erano i più cari dell’intero Libournais ed erano frequentemente citati nei cataloghi d’asta di Christie’s) fu, come sempre, la fillossera, che abbatté le vigne e spinse i proprietari a cercare riparo nella palus, i cui suoli, frequentemente invasi dal fiume, erano più protetti dal flagello. Più sicuri, ma di assai minor pregio, e la qualità rapidamente decadde, e con essa la fama dei vini.

Penso a tutto ciò mentre, in una tiepida serata di ottobre, seduto a un tavolo del Comptoir de Cuisine, che si affaccia sulla splendida Place de la Comédie di Bordeaux, con il Grand Théatre illuminato, assaggio un goloso Château La Dauphine, ad accompagnare la mia sella d’agnello. Un Fronsac di un millesimo difficile, quello del 2012, ma con belle riuscite e complessivamente migliore del più semplice e diluito 2013, di impeccabile equilibrio nonostante l’esuberanza di alcol, con i suoi 15°, ma con un bellissimo frutto, succoso e molto seduttivo, con un aroma di frutti neri surmaturi e spezie dolci. Il vino si accompagna splendidamente all’agnello e chiama pericolosamente un nuovo bicchiere e poi un altro ancora. Vale ampiamente i suoi 25 euro la bottiglia (ahimé raddoppiati al tavolo del ristorante), rappresenta un valeur sûre al quale fare riferimento.

Lo Château La Dauphine , già proprietà della famiglia Halley, che l’aveva acquistata nel 2000 dai Moueix di Pétrus, é recentemente e un po’ inaspettatamente passato di mano, nel 2015, ceduto alla famiglia Labrune, azionista di maggioranza della società Cegedim. I suoi vini hanno mostrato, in questi ultimi anni, una costante progressione qualitativa, che l’hanno reso uno degli Châteaux di riferimento di questa regione. Il grand vin Château de la Dauphine del 2015 promette infatti di essere il migliore di sempre, e anche il secondo vino, Delphis, appare di piacevole immediatezza.

DELPHIS 2015 034320Gli Halley non avevano trascurato nulla per fare di questa bella proprietà di 40 ettari, situata nella porzione sud-orientale del terroir di Fronsac, uno dei gioielli della regione. Le vigne sono state convertite alla biodinamica, acquisendo la certificazione nel 2015 (il vino del 2012 corrisponde al primo anno di avvio della conversione). Nel 2006 La Dauphine incorporò lo Château de Brem, nell’AOC Canon-Fronsac, sulla carta una denominazione più prestigiosa, di fatto declassandolo in etichetta. Fu una scelta della proprietà, che prese questa decisione dopo aver valutato che ormai il nome La Dauphine era assai più conosciuto delle presunte differenze tra Fronsac e Canon-Fronsac.

In effetti i due terroirs, entrambi di modesta estensione (850 ettari quello del Fronsac e meno di 300 quelli del Canon-Fronsac) sono molto simili tra loro. Canon-Fronsac corrisponde al versante occidentale, e comprende solo i due comuni di Fronsac e Saint-Michel-de Fronsac. Si distingue da Fronsac per una maggiore omogeneità di esposizione (tutti i vigneti sono esposti a sud) e di suoli: questi, molto simili a quelli della vicina Saint-Émilion sono costituiti da un plateau calcareo piuttosto esile, con degli strati di grès che formano delle terrazze delle famose molasses del Fronsadais . Nei blends dei vini di Canon-Fronsac è impiegata generalmente una percentuale lievemente più bassa, pur se ampiamente maggioritaria (70%) di Merlot, completato per il resto da Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon. Il terroir dell’AOC Fronsac è invece distribuito tra sette diversi comuni del Fronsadais, dominato da due piccoli poggi che sovrastano le rive delll’Isle e del Dordogne, il Tertre di Canon (61 m.) e il Tertre di Fronsac (76 m.). Il clima del Fronsadais è del tutto simile a quello della restante parte del Libournais, cioè di tipo oceanico, molto umido, con estati molto calde e un ottimo soleggiamento. Il Merlot qui è sovrano, con percentuali simili a quelle di Pomerol. Per esempio, nel La Dauphine 2012, il blend comprende il 90% di Merlot e il restante 10% Cabernet Franc. La vendemmia avviene rigorosamente a mano, separatamente per ciascuna parcella, l’uva viene quindi sottoposta ad un severo tri doppio (prima e dopo la diraspatura),la fermentazione alcolica avviene a 26° di temperatura per circa 20 giorni e resta in cuve per 30-35 giorni. La fermentazione malolattica avviene in barrique nella misura del 30% del totale, mentre l’affinamento è effettuato in fusti di legno nuovo per il 30% in lotti separati per 12 mesi. Fino al 2010 l’enologo de La Dauphine era Denis Dubourdieu, poi è passato di mano, a Michel Rolland e Bruno Lacoste, il cui intento è stato quello di rendere il vino tale da poter essere apprezzato più giovane. Nel 2016 la nuova proprietà ha incorporato nello Château le terre dello Château Haut-Bellet acquistato da Olivier Decelle. Tutta la regione, nella quale sono anche altre interessanti realtà, come Château de Carles, Château Dalem, Château Fontenil, Château La Vieille Cure e Château Villars , sta comunque assumendo un crescente interesse agli occhi degli investitori stranieri. Ne è prova la imminente apertura di un Hotel di lusso presso lo Château de la Rivière.

Château La Dauphine, 10 rue de Poitevine, 33126 Fronsac, www.chateau-dauphine.com

Estensione attuale delle vigne: 53 ettari, 90% Merlot e 10% Cabernet Franc. La proprietà ha impiantato alcuni ceppi di sauvignon blanc dai quali progetta di produrre una modesta quantità di un vino bianco.