CastellinvillaLe denominazioni, si sa, quando coprono aree estese, come quella del Chianti Classico, al di là della condivisione delle loro basi varietali, comprendono vini molto diversi tra loro: anche un palato non troppo esperto può abbastanza facilmente percepire quanto sia diverso un Chianti Classico di Radda o Gaiole da uno di Greve o Castelnuovo Berardenga.  Per questo è difficile individuarne un solo prototipo, e ormai si parla apertamente di suddivisioni territoriali più ristrette e specifiche (le cosiddette zonazioni) nelle quali articolare la DOCG.

Eppure, quando penso a un Chianti Classico, il primo che mi viene in mente è quasi sempre quello di Castell’invilla:  non perché sia il più conosciuto e o il più rappresentativo, tanto da poter costituire un modello unico di riferimento a cui uniformare gli altri vini della denominazione , ma perché propone  insistentemente alla memoria le caratteristiche con le quali ho conosciuto e imparato ad amare il Chianti Classico: non un  Chianti old style in senso stretto (la modernità non è affatto estranea a questa cantina), ma che ripropone comunque, specie dopo alcuni anni (cinque o sei) un fascino antico che altri vini, pur buonissimi, non hanno.

Insomma un Chianti Classico che più classico non si può. Lo produce la principessa Coralia Ghertsos Pignatelli della Leonessa, che, nel 1967 acquistò col marito,  per farne il loro buen retiro,  la tenuta  da cui proviene (in verità un vero e proprio borgo medioevale), con una cinquantina di ettari di vigneto potenziali e una trentina di uliveto. Alla morte precoce del marito, nel 1985, la Principessa si rimboccò le maniche  per dedicarsi  in prima persona della sua proprietà. I suoi vini, soprattutto il Chianti classico “base£ e la Riserva (per scelta aziendale la Gran Riserva non viene prodotta), e la riserva Poggio delle Rose, a cui vanno aggiunti un supertuscan con uve cabernet , il Santacroce, e un Vin Santo, sono quasi sempre un po’ scontrosi in gioventù, per poi distendersi con sontuosa complessità ed eleganza a distanza di tempo. La principessa è convinta che prima di 3-4 anni dalla vendemmia il sangiovese non si esprima secondo le sue potenzialità e difatti i suoi Chianti Classico sono messi in commercio due o anche tre anni più tardi degli altri. Il Chianti Classico Castell’invilla, 100% sangiovese da uve di parcelle diverse,  non è quasi mai tra quelli che colpiscono maggiormente nelle anteprime, ma, se gli date tempo, non vi deluderà mai, anche nelle annate più difficili, come questa 2017 (probabilmente la meno favorevole dell’ultimo quinquennio). Il vino-  in questo momento é l’annata disponibile insieme con la riserva 2015- è austero, si concede inizialmente poco, per poi aprirsi su toni floreali, humus ed erbe officinali. Sul palato è fresco  e sapido, con tannini avvertiti (è un sangiovese!) ma non mordenti, con una elegante speziatura,  il sorso lungo e appagante. Dategli tempo di prendere aria, e assaggiatelo con pazienza. Impossibile resistere al suo fascino malinconico (91-92/100, 25 euro circa la bottiglia in enoteca).

Chianti Classico Castell’invilla 2017, Castell’invilla S.p.A., 53’19 castelnuovo Berardenga (SI), castellinvilla.com