Wine Spectator, vol. 47, no.3 & 4, June 15 & 30, 2022, $6.99
La “cover story” di questo numero é evidentemente la “forza creativa” di Dave Phinney, imprenditore californiano, ideatore di etichette di successo come The Prisoner e Orin Swift, prodotte senza possedere alcuna vigna, e ora sul punto di investire in una distilleria di whisky a Mare Island.
A lui é dedicata una buona metà dello spazio assegnato agli articoli di questo numero (escludendo le rubriche di GrapeVine e la Buying Guide). Delle sue fortune e dei suoi progetti si parla in un ampio servizio firmato dalla Worobiec e varie appendici, ma non me ne occuperò, perché, nonostante la popolarità di questo personaggio negli USA , l’interesse nel nostro paese é assai minore.
Mi concentrerò dunque sui due articoli più interessanti, rispettivamente sui Brunello del 2017 e le riserve del 2016, e sui pinot noir di Tony Soter, passato dalla California all’Oregon, limitandomi soltanto ad accennare al Wine Focus di questo mese (I cabernet dello stato di Washington, 95/100 a tre Cabernet Sauvignon, rispettivamente di Delille, Leonetti e Quilceda Creek) e all’articolo “educativo” di di Alison Napjus “Sparkling conversation”, che, dopo aver enunciato “le dieci cose che bisogna assolutamete sapere” su di essi, chiude con quattro riquadri a tutta pagina nei quali vengono riportati , rispettivamente per gli sparklings americani (California in primis), gli Champagne, le bolle italiane e quelle del resto del mondo, gli spumanti più interessanti secondo l’autrice, in tre diverse categorie (prestige, di successo e affari).
Cominciamo dal Brunello. L’annata 2017 a Montalcino non ha ripetuto i livelli straordinari della 2015 e soprattutto della 2016, ma ha comunque conseguito un risultato lusinghiero, pur dovendo contrastare gli ostacoli di caldo e siccità . Molto lavoro in vigna e molta attenzione nelle vinificazioni hanno consentito ai produttori di raggiungere un livello medio di qualità più che soddisfacente (92/100 la valutazione di WS), in una stringa di millesimi che, ad eccezione della difficile annata 2014, hanno sempre superato, e spesso largamente, la soglia dei 90 punti, pur se lontani dall’eccezionale 99/100 dell’annata precedente. Il report di Sanderson, che ha incontrato e raccolto le testimonianze dei responsabili di diverse aziende, si sofferma in particolare su alcune realtà. Innanzitutto Col d’Orcia, una cantina tra le più grandi di Montalcino per estensione, situate a nord-est di S.Angelo Scalo,che ha registrato un calo del 30% dei volumi, e che, in aggiunta ad una drastica selezione delle uve, ha alleggerito le estrazioni, abbreviato le macerazioni sulle bucce (da 18 a 10-12 giorni), effettuando pompaggi più brevi e délestages più lunghi, per evitare eccessi tannici. Particolarmente fortunata Montosoli, che non é stata colpita dale gelate di aprile, ha avuto rare piogge isolate, e ha quindi sofferto meno, anche grazie alla posizione e all’altitudine , per lo stress idrico e ha potuto portare a vendemmia uve perfettamente sane . Più elegante Altesino, più muscolare Caparzo, con la sua esposizione a sud. Il principale problema di Camigliano e delle altre proprietà della zona sud é stato quello di individuare lo stato ottimale di maturazione delle uve, senza incorrere nella sovramaturazione.La vendemmia del cru Poggio Inatteso, un Brunello da vigna singola in altitudine,ha avuto luogo il 20 settembre.Poggio Antico ha potuto avvalersi di un’accurata recente indagine sui suoi micro-terroirs. Per la sua selezione Altero la scelta é caduta tre parcelle con rese basse, sfruttando anche il vantaggio dell’altitudine.
Nonostante la robustezza dei tannini, i vini dell’annata 2017 si svilupperanno abbastanza presto, come quelli del 2011. Con una gradazione alcolica piuttosto elevata ( tra 14°5 e 15°), potranno contare su una vita di 10-15 anni, e faranno parte di quei Brunello che si potranno bere con piacere in attesa dei vini più strutturati , come le riserve del 2016.
Esaminando le liste dei Brunello preferiti da Sanderson nei suoi assaggi, tra quelli dell’annata 2017 spiccano il Montosoli di Altesino e il Paesaggio Inatteso di Camigliano, che spuntano 95/100, seguiti, con un punto in meno da La Casa di Caparzo, l’Altero di Poggio Antico, il Sorgente di Podere Salicutti e il Brunello di Canalicchio di Sopra.
Per quanto riguarda le riserve della felicissima annata 2016, al Top, con ben 98/100, sono ben sei cuvées: Cerretalto di Casanova di Neri, Poggio alle Mura, Le Macchiarelle di Fanti, Uccelliera, Valdicava, e il Vigna di Pianrosso Santa Caterina d’Oro di Ciacci Piccolomini. Una decina di aziende ha spuntato 97/100, e altre otto 96/100.
Tony Soter, a cui é dedicato l’altro servizio principale di questo numero , é nello stesso tempo stimato winemaker, agricoltore e mentore. E’ stato un protagonista dell’affermazione del cabernet californiano degli anni ’80, lavorando in aziende come Chappellet, Shafer, Spottswoode e Della Valle, poi, nel 2006 si é spostato nel suo Oregon, di cui é originario, per promuovere il Pinot nero della Williamette Valley. L’articolo si sofferma sulle esperienze di Soter nella Napa Valley e a Carneros, poi, dopo la ricerca senza esito di una tenuta da acquistare in California, a Sonoma County, Soter si imbatté nei 44 acri di Beacon Hill Vineyard. Era il 1997. In effetti in quel momento Soter non aveva grandi ambizioni sulla sua proprietà in Oregon, continuando a lavorare come consulente in California. Come ha spiegato a Fish,che ha firmato il servizio, a Beacon Hill, ad eccezione di alcune buone vendemmie, i risultati non erano mai stati entusiasmanti, per la difficoltà di quella vigna a ragfgiungere una maturazione ottimale. Sicché Soter vendette quella proprietà nel 2005, avendo acquistato (nel 2001) il Mineral Springs Ranch, 240 acri nella Yamhill-Carlton AVA, dove, negli anni immediatamente successivi, piantò 40 nuovi acri di Pinot Noir e Chardonnay. Oltre a pinot della Côte de Nuits e di Pommard, il 40% da un clone misterioso che Soter chiama Heirloom, che ha un profilo aromatico molto distintivo. Conduzione integrale biodinamica, con animali (mucche dell’Highland, pecore e polli, oche, tacchini, maiali ), un ampio giardino, alcuni agri di grano .La vendemmia é piuttosto precoce, come é prassi nell’Oregon, nella vinificazione si impiega una percentuale importante di grappoli interi, non diraspati, l’affinamento viene effettuato per una durata di 10-12 mesi in legni francesi per il 40% nuovi Il resto é storia attuale. Col marchio Soter sono attualmente prodotte diverse cuvée, nelle AVAS Dundee Hills, Yamhill-Carlton, Eola- Amity Hills e da vigne della Williamette. La più economica, il Pinot noir Williamette Valley 2019, costa 24 dollari e ha ottenuto 92/100. Per le cuvée più importanti di Pinot noir si sale a 60 dollari (cifre irrisorie rispetto ai cabernet della Napa Valley).
C’é poco altro da aggiungere, a parte la “Buying Guide” con le sue ricchissime tabelle di assaggi da tutto il mondo. Nelle vetrine dei vini Top, i Brunello largheggiano.