Il Campo Romano era un interessante esperimento di Luciano Degiacomi risalente alla metà degli anni '70 e  più recentemente ripreso dalla Poderi Colla, che ne ha acquisito le vigne: si trattava di un blend innovativo , da me erroneamente indicato in grignolino + freisa in un mio articolo di un paio di settimane fa  su una bottiglia di Pinot nero della Cascina Drago. Molto cortesemente Federica Colla  corregge la mia memoria : si trattava di freisa sì, ma con il Pinot nero che Degiacomi aveva piantato nei primi anni '70 a San Rocco Seno d'Elvio portandolo dalla Borgogna. La ringrazio della sua precisazione, che mi consente di correggere un ricordo ormai di 40 anni fa.Oggi, però, il Campo Romano é prodotto solo con uve della varietà pinot nero.

Drago 3Sono passati esattamente 40 anni (era il 1976) da quando , nella bella Enoteca Partenopea di viale Augusto, a Napoli, mi imbattei nei due vini che allora produceva Luciano Degiacomi, talentuoso farmacista- vigneron albese: il Bricco del Drago, insolito ma eccellente blend di Dolcetto e Nebbiolo , e il Campo Romano, un rosso leggero appena mosso, con in etichetta la dizione “Gran ordinario da mensa”. Di quest’ultimo era restata una trentina di bottiglie, che acquistai tutte per il mio piacere quotidiano.Il Campo Romano prendeva nome dal fatto che nella vigna  erano stati ritrovati frammenti di origine romana.

Nervi 1Apro la bottiglia con una certa apprensione. E’ naturale, quando si tratta di una bottiglia molto vecchia (annata 1970: sono quindi passati 9 lustri dalla vendemmia) non risommata. Il Gattinara, si sa, è vino che resiste molto bene all’attacco degli anni, ma il tallone di Achille è sempre il maledetto tappo. E di fatti non è stato affatto facile toglierlo evitando che si sbriciolasse completamente, o-peggio-sprofondasse nel vino. Sono riuscito ad estrarlo senza danni, intero, e confesso che, dopo, mi sono sentito un chirurgo.

Vega Sicilia AltamuraNormalmente un vino di trent’anni entrerebbe a buon diritto in una rubrica come “La bottiglia dell’antiquario”, nella quale abbiamo parlato di vini,bianchi e rossi, di venti anni e più. Se si tratta di un Vega-Sicilia Unico occorre un discorso a parte: si tratta infatti di un vino che può essere rilasciato per la vendita anche venti anni dopo la vendemmia (il vino del 1968 fu rilasciato nel 1991, insieme con quello del 1982) e che di solito impiega almeno trent’anni per rivelarsi appieno nella sua classe immensa, come mostra anche una recente degustazione verticale di 35 annate pubblicata dalla rivista Decanter (numero di ottobre 2014).

Capezzana 1931Davvero un magnifico vecchiaccio il Carmignano Villa di Capezzana del 1931 proposto in degustazione al Merano Wine Festival. Un vino sorprendente , come quei grandi e amabili vecchioni che arrivano ad età avanzatissime, mantenendosi perfettamente lucidi e che ti trasmettono serenità e ottimismo.