BottiglieCon il caldo estivo i vini bianchi , serviti a temperatura fresca (ma non ghiacciati) si fanno apprezzare ancora di più. Tra questi i vini a base di verdicchio, una delle varietà più vocate ad accompagnare la cucina di mare, occupano sicuramente un posto di favore. Non sono però ciò che i francesi chiamano, anche un po’ spregiativamente, “vin de soif” , anche se la beva è molto piacevole, perché sono vini tutt’altro che semplici e non si limitano a dissipare la sete: la loro sapidità minerale li rende molto distintivi anche se non sono spiccatamente aromatici, come lo sono il sauvignon o il riesling, e sono certamente tra i vini più longevi del nostro territorio provenienti da uve a bacca bianca.

lettereottouveSono praticamente gemelli. Parlo del Lettere (il fratello minore, per volumi e notorietà) e del Gragnano, il “vino di Napoli” per eccellenza. Appartengono alla stessa tipologia, quella dei rossi frizzanti (come il Lambrusco e la Bonarda), provengono dalle stesse uve , principalmente piedirosso, aglianico e sciascinoso, e prendono nome dai comuni di provenienza, distanti tra loro poco più di tre chilometri. Eppure la differente esposizione e la maggiore altitudine rendono il Lettere , pur se simile,  diverso dal Gragnano: più nervoso e più asciutto, mentre il Gragnano tende ad essere più goloso e rotondo.

Ciabrelli 3Si chiama ancora barbera (del Sannio), ma con la Barbera che conosciamo- quella piemontese o dell’Oltrepò pavese, per intenderci-  non ha davvero nulla da spartire. Le rassomiglia solo un po’ nella morfologia, ed è stata questa somiglianza a indurre Froio (1875) a darle questo nome. In realtà la “camaiola” (è questo il nome col quale verrà iscritta al registro delle varietà, ma a metà ottocento era conosciuta anche come lugliese o lugliatica ) rappresenta una varietà completamente distinta, apparentata geneticamente piuttosto alla catalanesca vesuviana, al casavecchia della provincia di Caserta,  e al summarello.

MannaALe mie prime esperienze dei vini di Franz Haas le ho fatte con il Pinot nero, varietà di cui è appassionato cultore, e con  l’ irresistibile Moscato Rosa, ma anche i bianchi non si fanno assolutamente disprezzare, anzi… A me piace molto il Manna, insolito assemblage di cinque varietà a bacca bianca  storicamente ben radicate in Alto Adige: riesling e chardonnay principalmente, gewürztraminer e un po’ di sauvignon blanc, a cui si è aggiunto più recentemente (nel 2013) il Kerner, limando le percentuali di riesling e gewürztraminer.

Pinot Nero Les CretesAncora poco conosciuti, per la loro posizione geografica, ai confini con Francia e Svizzera, e ancor più per i volumi ridotti (certo ben lontani da quelli di Veneto, Puglia e Sicilia), i vini valdostani possono offrire al consumatore curioso una piacevole alternativa ai vini bevuti più frequentemente. Non solo per i le numerose varietà  autoctone (il prié blanc, la petite arvine, il petit rouge, il fumin, il cornalin…), man mano riscoperte dopo il flagello della fillossera, ma anche per i vini prodotti con vitigni cosiddetti internazionali: chardonnay e pinot gris tra le uve a bacca bianca, pinot noir e syrah tra quelle a bacca rossa.