TuvaoesIl “Piccolo assaggio” (per la verità mica tanto piccolo) di questa volta è di un Vermentino di Sardegna , dal nome che sembra portoghese, Tuvaoes. Si dice che esso provenga dall’unione delle parole   sarde che indicano rispettivamente tufo e bue,  volendo evocare il trasporto, effettuato  sui carri tirati da buoi, della caratteristica  pietra tufacea del luogo, usata per le costruzioni. Si tratta di un vino DOC, da non confondersi con la più famosa DOCG Vermentino di Gallura, che si produce a Usini, in provincia di Sassari, a circa un centinaio di chilometri di distanza. La denominazione “Sardegna” è ovviamente molto più ampia e comprensiva di quella gallurese, e sotto il suo nome, si producono dei Vermentino molto diversi tra di loro.

Falanghina AgnanumFiglio di Eolo e, secondo una tradizione, padre dell’astuto Ulisse, Sisifo  è ricordato per la punizione inflittagli dal dio Zeus, a causa dei suoi inganni: trascinare incessantemente un grosso macigno fin sopra una collina, dalla quale sarebbe poi immediatamente rotolato di nuovo giù per ricominciare da capo. Una vera fatica di Sisifo è quella che deve compiere Raffaele Moccia, eroico quanto ostinato  vignaiolo  napoletano, per ricostituire e rimodellare i fragili terrazzamenti di sabbie vulcaniche, sui quali sono impiantate le sue vigne, perennemente minacciate dell’erosione.

erse rossoScriveva Károly Kerényi nel suo libro “Dei ed eroi della Grecia” che Cecrope, primo re mitologico di Atene, ebbe  tre figlie dalla moglie Aglauro. Una di esse era Erse, il cui nome significava “goccia di rugiada”. Il dio Hermes, innamoratosi di lei dopo averla vista  con le sorelle durante una processione, nella quale portavano sul capo le sacre ceste, chiese a una di esse di aiutarlo a entrare nella camera di Erse: questa chiese prima dell’oro, poi, presa da invidia, si rifiutò. Hermes, allora, adirato, la trasformò in una statua di marmo con la sua verga magica. Si unì ugualmente con Erse, avendo da lei un figlio, Cefalo, che divenne il prediletto della dea Eos.

DDR1E’ un Lambrusco di Modena, ma fai fatica a crederlo: non ha nulla a che vedere, infatti, con quei bottiglioni anonimi da due litri fermentati in autoclave, che si vedono sugli scaffali dei supermercati o delle salumerie di provincia.

Questo, prodotto da Christian Bellei, è vinificato come uno Champagne, con la classica fermentazione in bottiglia nota come metodo classico o champenois.

Verdicchio classico superiore Ghiffa Colognola 2016

GhiffaSi chiama curiosamente Ghiffa, ed è un Verdicchio classico superiore dei Castelli di Jesi. Non so se l’origine del nome sia davvero quella, ma  nella lingua longobarda, ghiffa indicava la marcatura di un terreno confiscato in nome del diritto ecclesiastico. Non ci sarebbe troppo di che sorprendersene: in quelle terre la Chiesa contava mica poco.